Un articolo cruciale e coraggioso nel dibattito del nuovo sviluppo edilizio che coinvolgerà Cosmopoli e la rada di Portoferraio, a firma del prof. Cambi, dell’Università di Siena, con cui Italia Nostra collabora da anni.
CHI AMA L’AMBIENTE NON PUÒ STARE NEL PD
Da Elbareport del 1 Settembre 2013 06:30
Il secco comunicato di Michele Rampini rappresenta, per me, un motivo in più per non riconoscermi nel partito di Epifani, Bersani, Bindi, Letta, Fassina, (la più grande forza politica riformista del Paese, recita il loro sito…). Lo scritto è ultimativo, autoreferenziale (se vi va bene è così, dialettica e dibattito non sono ammessi, noi non abbiamo tempo da perdere) e segnato da un disagio-malessere-imbarazzo profondi (come a dire: noi non saremmo cattivi ma lo sviluppo deve venire prima di tutto, ci tocca essere così). Il PD esordisce dicendo di condividere “l’ispirazione di massima” ma, poi, spara a zero sull’apprezzabile intervento di Rosanna Sebastiani e Pier Paolo Calonaci.
Il PD, scientemente, epura tutto quello che è stato scritto sulla rada di Portoferraio, prevalentemente pubblicato su Elbareport, da Umberto Mazzantini, Paolo Gasparri, Italia Nostra, Sergio Rossi e da tanti altri, fra i quali, modestamente, anche il sottoscritto. Hanno fatto bene a ignorarci, dal loro punto di vista, perché i punti di contatto fra il nostro sentire e il loro sono, ormai, veramente molto pochi. Mi si pedoni l’ironia: evidentemente, le vaste competenze del PD portoferraiese (urbanistiche, geomorfologiche, idrologiche, ecologiche, economiche, sanitarie, agronomiche, paesaggistiche, culturali, sociologiche) sono tali da offrire le più ampie garanzie…
Il PD saprà certamente che gli episodi di cementificazione all’Elba non sono stati pochi in questo ultimo decennio e saprà anche che le denunce non sono venute, in gran parte, dalla politica e dai partiti ma, soprattutto, dal mondo delle associazioni. Può essere che il progetto del nuovo Fronte Mare di Portoferraio sia solo “progetto di riqualificazione e abbellimento di zone altamente degradate…”. Il problema è che oggi, molto spesso, dietro lo schermo di questa perifrasi, sono stati realizzati progetti con cemento invasivo. Nei “rendering” più volte mostrati, anche nei giardini delle Ghiaie, si vedono grandi cubi di cemento, viali d’asfalto e poco altro; su questo, invito Rampini a un confronto franco e aperto. Quanto alla attuale “cementificazione selvaggia e disordinata non fruibile quasi da alcuno…”, due sono le possibilità: se è legittima, se ne ricerchino le responsabilità politiche; se è illegale, il PD proceda a una denuncia penale.
I precedenti non fanno ben sperare se gli esempi da seguire sono: la pista ciclabile di fronte all’Hotel Massimo, presentata come esempio di recupero ambientale (andateci, compagni del PD, a pedalare per 80 metri a rischio della vita…); la “Gattaia”, nel cui sito gli abitanti di Portoferraio avrebbero preferito delle aiuole. Ma, se avete tutta questa passione per i porti, allora, perché non realizzare alla Gattaia dei servizi igienici efficienti (magari anche una terma) per coloro che ormeggiano nella Darsena e che hanno la barca, sì, ma non tanto grande da disporre di bagni principeschi? Avreste aggiunto un enorme valore alla nostra bellissima Darsena. Più che progettare la nuova Portoferraio, mi pare che qui il vero progetto sia il definitivo annientamento di Cosmopoli.
Ma c’è di peggio. Dopo l’asserzione per cui lo sviluppo economico, legato all’attività turistica, deve coniugarsi con il rispetto dell’ambiente, si spiega che non bisogna conservare semplicemente l’esistente. Infatti, caro PD di Portoferraio: un contesto si trasforma sempre, anche da solo. Il fatto che viviamo in un’isola fortemente antropizzata, e da tempo, implica che l’uomo, ormai, non posa esimersi dal governare queste trasformazioni. Però deve essere governo responsabile e compatibile, non votato ad un profitto purchessia. Un partito che si autodefinisce “riformista” non può dire che “la natura va rispettata, ma anche indirizzata ai bisogni dell’uomo…”. Ma come? Si pensava di avere superato il livello della sostenibilità, per approdare a un più maturo livello, quello della compatibilità degli interventi, e qui si torna ad una visione ottocentesca, paleo-capitalistica e utilitaristica del problema dell’ambiente e delle risorse. Una visione priva di profondità, corta di gambe e di respiro perché indifferente all’oggetto e al contesto ambientale e umano: quello della rada di Portoferraio, luogo, peraltro, ricchissimo di ambiente e di storie, ancora in gran parte da svelare. Se questa è la filosofia sottesa al pensiero urbanistico della “più grande forza politica riformista del Paese”, non c’è da stare allegri. Questa indifferenza del PD verso un passato che continua a emergere e a farsi sentire è anche insensibilità verso il paesaggio, mancanza di prospettiva e assenza di fantasia, di creatività e di coraggio progettuale.
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