Lo stravolgimento previsto per il paese di Portoferraio dal nuovo progetto di ampliamento delle banchine, così vicino all’ingresso del centro storico, minaccia di diventare una sciagura permanente.
L’allargamento del territorio cittadino prevede una soluzione urbanistica (traffico, parcheggi) mangiando porzioni di mare e stravolgendo il paesaggio per sempre. L’Autorità Portuale finora non ha mai costruito un “lungomare”, ma solo “waterfront”, parola non tradotta che richiama porti come Piombino, Livorno, o Baltimora, non l’Arcipelago Toscano, né il Camerini o il Buontalenti, né Orazio Nelson. Contraddittorie interpretazioni tra Comune e Autorità Portuale non chiariscono se siano previste navi più grandi, allora perché sono progettate banchine più lunghe, proprio nella parte di “Alto” Fondale, con aree di sosta, rampe di sbarco e aree riservate all’ormeggio con “zona sterile” larga 6 o 12 metri sul mare?
L’espansione delle banchine non è un fatto nuovo. Il progressivo avanzamento del porto a Portoferraio per esigenze del mondo moderno nasce ai primi del ‘900, si consolida e continua ad evolversi dal dopoguerra ad oggi partendo e appropriandosi di una zona che era centro storico, travolgendo un itinerario costiero di ingresso: una “calata” ben più lunga di quella attuale. Parallelamente a questo avanzamento, la città ha condotto maldestramente uno sviluppo disordinato che rende l’attuale parte moderna di Portoferraio un agglomerato anonimo, ultimamente anche costellato di nuovi distributori stile texano. Se non ci fossero il centro storico, la zona delle Ghiaie e la meravigliosa rada, elementi comunque in sofferenza, Portoferraio sarebbe una qualsiasi cittadina mediocre e insignificante.
Difficile includere ormai in questo elenco la collina ex Lazzeretto (dietro Eurospin), primo insediamento protostorico citato da fonti autorevoli dell’antichità e gioiello geologico, ostinatamente ignorata da generazioni di amministrazioni. Panoramicissima, “l’ultimo lembo di natura che si affaccia sul porto”, sarà prossimamente “bonificata” da un ristorante-belvedere.
Un altro intervento in quest’area sarà un nuovo corpo edilizio connesso a entrambi i lati dei settecenteschi Magazzini del Sale, chiesto dall’Autorità Portuale, definito inizialmente “devastante” dalla Soprintendenza perché prevedeva una torre di cristallo. A metà tra il porto e il centro, la Porta a Terra, accesso alla città alta, è svilita da un recente intervento del Comune come un banale transito di auto e pedoni.
Dall’altra parte, nell’ultimo spazio rimasto libero (in mare, sul mare) si decide di intervenire a ridosso del centro storico, sotto i bastioni medicei, accanto a una darsena che accoglie imbarcazioni da diporto turistico di piccole e medie dimensioni. Modificazioni così incisive nel tessuto costiero e cittadino dovrebbero essere oggetto di condivisione con tutti, con un convegno congiunto, con presentazioni, spiegazioni, giustificazioni, analisi comparative su benefici/danni.
Le associazioni di categoria condividono le scelte del Comune di Portoferraio e approvano il progetto. Tuttavia, ad esclusione di Confesercenti che ha difeso senza dialettica le navi crociera, tutte le altre, ad esempio Confcommercio e CNA, hanno articolato osservazioni importanti sulla necessità di una programmazione a lungo termine e condivisa.
Parallelamente, le associazioni culturali e ambientaliste hanno fatto fronte comune nel rispetto della nostra identità storica di città sul mare, per il mare. Italia Nostra si impegna fortemente contro decisioni scellerate che stravolgono in modo permanente la storia e le particolarità di ogni luogo d’Italia.