Finita questa campagna di scavi, Italia Nostra ringrazia la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e i professori e ricercatori del Gruppo Aithale per aver ampliato le indagini storiche e archeologiche dell’isola, ma soprattutto per averle condivise con le scuole e i ragazzi elbani.
Leggiamo nel loro statuto che il gruppo si occupa di “Ambiente, Archeologia, Cultura, Geologia, Paesaggio, Storia, Archeometallurgia” nell’Arcipelago Toscano e che con il Progetto Aithale intende sviluppare la “ricerca attraverso un approccio integrato, pluridisciplinare e sistematico, con incrocio di dati storici, archeologici, cartografici, ambientali e minerari”.
Una grande commozione ieri velava l’impegno e l’ultimo grande sforzo per proteggere le tracce di queste interessanti scoperte, che promettono così tante altre sorprese. Gli scavi sono stati ricoperti dalla ruspa, adesso quello che rimane sembra un banale campo di terra, dove ricrescerà l’erba e erbaccia. La famiglia Gasparri, che ha così generosamente aperto le porte della tenuta di San Giovanni, adesso le richiude.
L’incanto dell’Elba ha giocato anche questa volta il suo tipico ruolo: all’inizio di una stagione che dai più è considerata “morta”, di letargo e di mancanza di turisti, ecco che tutti questi ricercatori partono con punte di rimpianto, voglia struggente di tornare in questo “paradiso terrestre”, ha scritto in un sms già dalla nave una di loro. La campagna di Aithale di per sé non brilla certo come esempio di arricchimento immediato per operatori turistici, visto che il loro soggiorno si è retto in larghissima parte sul volontariato e sull’ospitalità di tanti. La ricchezza e il valore aggiunto che queste cinque settimane hanno però apportato all’Arcipelago Toscano valgono ben più di tante lezioni in classe, di tante conferenze, e di tanta promozione turistica istituzionale, che spesso non lascia traccia ma può perfino generare scontento nella verifica di una realtà dall’enorme potenziale, ma che deve ancora crescere e maturare.