“Si continua a parlare di quanto sia importante la transizione ecologica, del fatto che è necessario accelerare per raggiungere gli obiettivi sull’ambiente che l’Italia si è posta insieme al resto d’Europa. Poi però si continua a investire sul fossile. Si sceglie comunque di seguire sempre la via del profitto”. La nave Golar Tundra è attraccata a Piombino il 20 marzo. Leonardo Preziosi, presidente della sezione Arcipelago Toscano di Italia Nostra, si trovava sulla banchina all’arrivo del rigassificatore al porto. “Questa città è un simbolo”, dice a ilfattoquotidiano.it. Per questo ha scelto di affiancare la popolazione del comune in provincia di Livorno in “una lotta impari”, come lui stessa l’ha definita, contro le politiche del governo. Una lotta che è iniziata il 19 novembre scorso, quando un’assemblea costituente ha dato vita a Rete No Rigass No Gnl. Formata dall’unione di numerosi comitati cittadini sparsi in tutta Italia, la rete nasce con l’obiettivo di mobilitare l’opinione pubblica sul tema della mancata transizione ecologica del nostro Paese. “Viene data una narrazione fittizia alla cittadinanza – sostiene Preziosi, portavoce della Rete – e la nostra volontà è di smascherarla”.
La vostra iniziativa ha portato oltre 3mila persone a scendere in piazza, da tutta Italia, lo scorso 11 marzo per protestare contro l’arrivo del rigassificatore a Piombino.
È un grido di allarme arrivato forte e chiaro dai territori. Piombino è solo una tessera del mosaico. La “Rete No Rigass No Gnl” unisce Ancona, Ravenna, Taranto, Gioia Tauro, Gela e altre città dove si sta tentando di fare la stessa cosa: investire ancora sul fossile. Con tutti i rischi ambientali e per la salute delle persone che questo comporta. Non possiamo credere a cosa ci raccontano sulle politiche ecologiche ed energetiche. Dicono una cosa e poi ne fanno un’altra. Stanno giustificando la scelta del rigassificatore di Piombino sulla base di un’emergenza energetica che non c’è. L’inverno durissimo con cui ci assillavano non c’è mai stato. Il fabbisogno nazionale di gas è calato nel 2022, eppure il nostro Paese continua a portare avanti azioni volte ad aumentarne la produzione e l’importazione. Una delittuosa scelta strategica per fare profitto con la rivendita delle scorte.
Ormai, però, è arrivata la “nave della libertà”, come l’ha definita Eugenio Giani. Il presidente della Toscana ha anche detto che il risultato del ricorso al Tar, atteso a luglio, sarà ininfluente. La partita è finita?
No, la partita è appena cominciata. Alla cerimonia di attracco della Golar Tundra abbiamo sentito di tutto dal presidente Giani. Ci vuole coraggio a fare dichiarazioni come quelle. Noi siamo molto fiduciosi sul ricorso al Tar. In ogni caso, anche se dovesse andare male, non sarebbe l’ultimo passo. Il comune di Piombino andrà fino in fondo per fermare questo scandalo, passando eventualmente dal Consiglio di Stato e dalla giurisdizione europea. Il fatto che a maggio il rigassificatore possa essere in funzione senza che ci sia stata una sentenza della giustizia amministrativa è una grande scorrettezza nei confronti della cittadinanza. Le valutazioni sulla sicurezza, sia sanitaria che ambientale, sono state fatte superficialmente. In nome dell’emergenza il rigassificatore è stato esentato dall’applicazione delle disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale. Manca ancora, inoltre, il parere finale del Comitato tecnico regionale e l’Autorizzazione integrata ambientale. Sono tutti aspetti che devono essere presi in esame e possono cambiare le carte in tavola.
Il sindaco di Piombino, Francesco Ferrari, principale riferimento nella battaglia, è di Fratelli d’Italia, il partito di governo che ha esultato alla notizia dell’attracco. Vi aspettavate che riuscisse a mediare una soluzione diversa?
Ferrari è sempre stato molto chiaro con noi della Rete, fin dall’inizio. Quando lo abbiamo invitato all’assemblea costituente del 19 novembre, ha dichiarato in maniera molto trasparente che è contro la realizzazione del rigassificatore di Piombino ma che non condivide l’obiettivo strategico più elevato della Rete: liberarsi dal fossile. C’è da dire che neanche le opposizioni si sono unite al nostro corteo dell’11 marzo. Non c’era il Partito Democratico, né il Movimento 5 Stelle. In compenso eravamo sostenuti dalle grandi associazioni ambientaliste, come Italia Nostra, Legambiente e Greenpeace, e dall’Unione Sindacale di Base che è molto forte in città. Invece le Confederazioni generali si sono sfilate.
Quali sono gli obiettivi della Rete per le prossime settimane?
Andremo avanti cercando di mettere insieme tutta la rabbia delle persone che hanno capito cosa sta succedendo. Chiediamo un cambiamento di rotta. Il nostro slogan è: “Territori in cammino, liberiamoci dal fossile”. Vogliamo raccogliere tutte le espressioni di chi sta combattendo la proliferazione di questi impianti a gas in Italia. Il tutto mentre centinaia di progetti sulle fonti di energia rinnovabile sono fermi. Il 15 aprile saremo a Cagliari, il 6 maggio a Ravenna. Piombino è la punta dell’iceberg, ma la nostra protesta è nazionale. In pochi mesi abbiamo moltiplicato il numero degli adepti. Creeremo un fronte compatto sempre più grande. L’obiettivo non è che il rigassificatore venga spostato dal porto toscano e che finisca per impattare su un altro territorio. Ci opponiamo alla realizzazione dell’opera in generale. L’abbandono del fossile non è più posticipabile. Lo ripetono tutti, ma poi non lo fa nessuno.