Sempre nell’ambito della collaborazione con il nostro socio Antonello Marchese, inviamo un articolo scritto con l’ornitologo Giorgio Paesani sul proseguimento della migrazione e gli avvistamenti della primavera.
Migrazioni parte II (se così si può dire)
Prosegue la rassegna con gli avvistamenti della primavera
Di Antonello Marchese* e Giorgio Paesani**
Il calendario ci dice che la primavera è quasi finita anche se il meteo ci dice che siamo ormai in piena estate …La primavera è stata strana, come ormai sta succedendo negli ultimi anni. Come l’inverno comunque, con poche precipitazioni, purtroppo.
L’inizio della bella stagione era stato caratterizzato da interessanti presenze nelle zone umide isolane e sul territorio delle isole dell’Arcipelago e così nonostante tutto la tendenza si è mantenuta nella seconda parte della primavera. Queste brevi note sono scritte, anche se con un po’ di ritardo, a complemento del lavoro già svolto nelle prime fasi degli spostamenti migratori. Nel frattempo altri autori hanno pubblicato sui social e sui vari strumenti di informazioni on-line alcune immagini di diverse specie di passo, a testimonianza dell’aumentato interesse verso i viaggiatori alati e riguardo alcune importanti questioni di conservazione naturale. Anche se qualcuno ha fatto notare che a volte i fotografi di natura possono disturbare le specie ritratte, che in parte può essere vero se chi scatta le foto non adotta un po’ di attenzioni verso gli animali, cercando di ridurre al minimo il fastidio, è anche vero che l’appassionato naturalista munito di macchina fotografica contribuisce alla documentazione dei fenomeni naturali, monitorando in maniera poco invasiva le presenze animali. Se l’attività è svolta con una certa accortezza si possono individuare sviluppi ecologici ed evidenziare problematiche ambientali. Va detto che lo scrivente che ormai ha visto diverse primavere, ma che comunque non è anagraficamente così vecchio, ha potuto osservare nella sua vita approcci cognitivi (!) ben diversi verso le specie alate di passaggio sull’isola, incontri che, lungo le sponde dello schioppettante Schiopparello, spesso si concludevano con una fucilata verso i malcapitati.
Le immagini proposte nella galleria documentano soprattutto presenze nella zona del bacino termale di San Giovanni, già salina e nella zona umida di Mola, oggi rivalutata per gli interventi del Parco Nazionale e dei volontari di Legambiente: le foto sono state scattate in uno spazio temporale che va da fine marzo a metà maggio. Sono documentati in ordine cronologico un combattente e una pantana a San Giovanni e un gruppo di aironi guardabuoi in sosta su un albero allo Schiopparello. E poi una preziosa avocetta presente a inizio aprile a Mola. A fine aprile, il giorno 28, insieme alle pettegole già fotografate, segnalate in un precedente articolo, a San Giovanni si potevano osservare uni gambecchio e un piro piro boschereccio. Il giorno dopo presso piccola isola del bacino di San Giovanni era un piovanello pancianera. Il 30 aprile allo Schiopparello un tarabuso veniva documentato da un altro autore, presso la zona umida delle Prade. Qualche giorno dopo (2 maggio) sulla spiaggia di Cala Giovanna ho fotografato un chiurlo piccolo e sempre a Pianosa ho osservato nelle vicinanze un gruppo di nitticore che non sono riuscito a ritrarre. Per concludere la piccola rassegna il 13 maggio a Mola ho avvistato e ritratto l’importante ibis mignattaio, che in base alle testimonianze di altri fotografi e osservatori si sarebbe fermato ancora una settimana nella zona.
E così siamo arrivati all’estate col gran caldo, con alcune specie che trascorreranno l’estate sull’isola.
In questi momenti di particolari condizioni climatiche è sempre più importante che esistano oasi grandi e piccole dove gli animali possano trovare le condizioni idonee alla loro vita. Anche un semplice gesto come preparare una vaschetta sul terrazzo e in giardino può aiutare i nostri amici alati: in commercio ce ne sono alcune specifiche molto simpatiche con tanto di fontanella e zampillo ad energia solare (!), ma anche una normale ciotola-abbeveratoio può bastare a combattere il caldo.
(Antonello Marchese)
** Guida ambientale e turistica. Guida ufficiale del Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Fotografo di Natura. Promotore dell’azione Elba Foto Natura, nell’ambito dei progetti della Carta Europea per il Turismo Sostenibile per il Parco Nazionale Arcipelago Toscano
La migrazione è finita? La migrazione (è) continua!
Con gli ultimi Pecchiaioli della prima decade di giugno e qualche sparuto Falco di palude (in genere soggetti non riproduttivi) si chiude la migrazione e se ne riparla a fine estate… Mica vero!! La migrazione è un fenomeno complesso e dinamico, che interessa un gran numero di specie con provenienze e abitudini e le più varie. Tant’è che quando pensi che di migrazione proprio non è momento di parlare ecco che sulla spiaggia, tra i piedi dei bagnanti, corre un minuscolo limicolo, un Gambecchio, dalla livrea Arlecchino a chiazze grigie e colorate insieme.
Comincia così la migrazione post riproduttiva (chiamarla autunnale col gambecchio che scansa gli infradito dei turisti è fuori luogo), coi caradriformi; i limicoli che scendono dall’estremo nord. Alla fine dell’inverno hanno fatto letteralmente “le corse” per arrivare prima possibile nelle brughiere siberiane, le hanno trovate ancora ghiacciate ma a breve il sole le ha trasformate in giganteschi allevamenti di insetti che, a miliardi, si agitano in forma larvale nella fanghiglia o si involano verso la loro fase adulta. In quelle condizioni e con tante ore di luce a disposizione trovare cibo e allevare i nidiacei è stato un attimo. Oltretutto i nidiacei di molte specie sono nidifughi e si rendono indipendenti velocemente. Adempiuti gli obblighi riproduttivi gli adulti dismettono parzialmente la livrea riproduttiva e si mettono in viaggio verso sud. Gli immaturi, invece, spesso neanche arrivano nei quartieri di riproduzione e tornano indietro prima. Per questo sarà probabile, già a fine luglio, imbattersi in un Piovanello comune o in qualche altro piccolo caradriforme che si riposa sui fanghi della bassa marea a Saline!
Dopo di che iniziano i movimenti dei gabbiani e delle sterne a fare impazzire i birdwatchers con le loro livree invernali appena indossate, e tutte dannatamente uguali tra loro!
Finisce luglio e le notti stellate d’estate sono solcate da invisibili viaggiatori. Piccoli passeriformi, cosiddetti migratori transahariani. Gli stessi che riempivano i cisti e i lentischi in aprile adesso passano silenziosi e invisibili. Piccoli insettivori dalle lunghe ali adatte alla traversata del mare, prima, e poi del deserto. Brevi soste diurne per riempirsi lo stomaco, ma la parte grossa della fatica deve ancora arrivare quindi la prudenza prevale sull’appetito e restano ben nascosti tra le foglie.
Ma c’è una sfaccettatura del fenomeno poliedrico della migrazione che mi affascina particolarmente e mi tocca le corde marinare che, nonostante i miei sforzi, alla fine suonano sempre la loro musica pericolosa ma attraente. In mare avviene qualcosa di difficile da percepire ma stupefacente. Quando da noi finisce l’inverno dall’altra parte del pianeta finisce l’estate e gli uccelli pelagici, berte, albatros, petrelli, partono per i loro lunghissimi viaggi per gli oceani. Migrazioni che seguono le correnti, ma anche missioni esplorative che portano uccelli dell’emisfero sud a visitare, talvolta, i nostri mari! Allo stesso tempo, gli uccelli marini delle immense colonie del Mare del Nord si disperdono verso sud, entrando anche loro in Mediterraneo.
Da ragazzino, accompagnando due amici livornesi alla nave con una avventurosa attraversata in barchetta da Nisportino a Portoferraio (arrivarono con le valige fradice) mi imbattei in un Pulcinella di mare! Direttamente dalla Scozia, chissà! Qualche anno dopo in un gruppo di berte minori al largo di Cerboli una Berta grigia, arrivata direttamente dall’Atlantico meridionale! In mare si incontrano forme di vita separate e lontane, che per un po’ condividono onde, vento e pesce. Senza l’ombra di un confine, senza traccia di un “noi” da contrappore ad un “loro”. Dovremmo imparare.
La migrazione è finita? No, la migrazione continua.
(Giorgio Paesani)