Nella storia di una città, di una comunità, di un’isola, un vecchio Albero costituisce spesso un preciso riferimento legato alla storia: così è anche per il viale dei pini di San Giovanni che, nel bene e nel male, sono entrati di fatto a far parte della storia dell’Elba, costituendo un’icona nel profilo della baia di Portoferraio. Certamente si tratta di alberi piantati allora troppo vicini uno all’altro, in un terreno già instabile e reso ancora più instabile dallo stress del traffico, dai tanti lavori stradali che sicuramente ne hanno intaccato l’apparato radicale.
Non credo comunque che la scelta migliore da fare sia quella dell’abbattimento completo che andrebbe ad annullare il valore di un patrimonio arboreo di tutto rispetto, con il suo carico di fauna selvatica, uccelli, insetti che vi trovano rifugio, per non parlare della quantità di ossigeno che ci regala ogni giorno. Dovrà essere fatto un percorso partecipato, perché di bene comune si parla, di un bene storico di tutto rispetto; si dovranno sentire i pareri degli enti competenti (Soprintendenza? Parco? … ) e si dovrà chiedere di visionare le perizie fatte per ogni albero per capire se davvero è necessario l’abbattimento.
Le scelte alternative sono tante, dall’ innalzamento del manto stradale così da rendere più stabili le basi dell’albero, all’abbattimento soltanto degli alberi davvero malati e pericolosi, sostituiti da un nuovo albero e dall’apertura dell’urgentissima pista ciclabile.
Insomma, un albero non è soltanto un albero, è un albero di tanti ricordi, che ha sopportato cambiamenti climatici, guerre, avversità di ogni genere. Un albero non è un segnale stradale, è un microcosmo vivo, vibrante che chiede rispetto: prima di abbattere ogni singolo albero di San Giovanni si devono mettere in atto tutti gli sforzi necessari che una comunità scientifica possiede.
Mariapia Cunico
Docente architettura del paesaggio
Università IUAV, Venezia
Padova 2 marzo 2020