Ultimamente sono stati pubblicati sui nostri giornali locali alcuni articoli che, nonostante siano scritti da autori molto vari tra loro, sono accomunati da un filo conduttore che li unisce e che interpreta un sentimento diffuso tra la popolazione locale. Si parla davvero con tanta insistenza della qualità della vita a Portoferraio, quella che tanti, senza essere vecchi, si ricordano benissimo. Grazie anche al crescente successo delle nostre principali testate, Tenews e Elbareport, queste opinioni circolano e trovano condivisione di intenti.
Anche su facebook in questo periodo ci sono moltissime foto che circolano, cartoline del passato recente, anni ’50, ’60, ’70, che provocano una grandinata di commenti nostalgici e tremendamente commoventi. Senza essere patetici, come qualche voce potrebbe recriminare, evocano una storia recente che accomuna in modo appassionato persone che non si conoscono, o che si conoscono poco, ma che hanno tutte in comune il sogno e la ricerca del piacere delle tradizioni, di una bella piazza alberata, di consuetudini radicate nell’animo di tutti.
Sta diventando un coro, è come un appello, un grido sollevato da tanti che si trovano a vivere in un presente costellato, è vero, di progetti ambiziosi per il futuro, ma che poi, allo stato attuale, si riduce a vivere in mezzo a situazioni spesso provvisorie, di attesa di sistemazioni future, in cui le soluzioni attuali sono disattese, “tanto poi si farà altro”.
Il sindaco di Portoferraio sta lanciando, quasi alla fine del suo mandato, progetti tremendamente interessanti, ma non si sa c ome verranno completati e chi li raccoglierà. Lo sviluppo industriale e portuale da una parte, e il restauro delle Fortezze dall’altra rimangono due argomenti avulsi l’uno dall’altro: dovrebbero invece essere sempre tenuti ben saldi insieme, in modo armonioso, per quanto possibile, e sarebbe importante che anche la Port Authority maturasse questa consapevolezza. Il timore è che, come per la Gattaia, per l’ecomostro di Procchio, o per l’espansione disordinata e sfrangiata di molte zone industriali, la consapevolezza di tali scempi arrivi ai più troppo tardi.
Italia Nostra, Legambiente, gli Indigeni e tante altre associazioni o semplicemente privati sono impegnati al massimo delle loro forze, per vigilare. Non ce ne dimentichiamo mai. Cerchiamo in ogni modo di essere presenti.
La meta ideale a cui un sindaco portoferraiese, o un sindaco elbano, dovrebbe dedicarsi è unica, raccogliendo un vecchio progetto quasi dimenticato: diventare patrimonio dell’Unesco, seguendo, o adattando, nella misura del possibile, ma già ora per ogni singolo progetto, i criteri di ammissibilità per farne parte, garantendone l’armonia con il territorio circostante.
E’ solo questo l’obiettivo, non “promuovere” l’impiego di pochi, ma lanciare tutta l’isola a un livello stratosferico, assicurando visibilità, occupazione, sponsorizzazioni eccellenti, qualità indiscussa, infine, non solo per “i turisti”, ma anche e soprattutto, per noi.
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