L’altra sera, dopo essere stata “aggredita” verbalmente da due turisti, due commercialisti toscani, innamorati dell’Elba, completamente incantati dall’accoglienza e dalla cucina di uno degli alberghi piu’ curati e attenti che abbiamo, ma arrabbiatissimi con gli elbani, ho cominciato a pensare al grande cambiamento epocale che gli elbani stanno vivendo in questi ultimissimi anni.
Premesso che i nuovi turisti sono aggiornatissimi e documentatissimi su tutto quello che di storico e artistico c’e’ da visitare qui, la domanda chiave di questo sfogo era: ai turisti che scelgono di venire da ottobre in poi, che cosa offre, gia’ ora, l’Elba? la lista dei posti chiusi o malamente valorizzati, da Portoferraio a Marciana, a Rio Elba e Rio Marina a Porto Azzurro, e’ stata penosamente lunga e talmente accurata da risultare sorprendente per una coppia che e’ stata qui solo cinque giorni.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale gli elbani si sono dovuti reinventare. Imprenditori, contadini, pescatori, operai sono piano piano diventati esperti operatori turistici. L’Elba nel giro di un paio di decenni ha assunto un aspetto inarrestabilmente diverso. Il fulcro di tutto il lavoro e l’attenzione del turismo era allora il mare. Il mare e le sue coste erano incontaminate e indiscusse.
Adesso il mare non e’ piu’ cosi incontaminato, le coste non sono piu’ cosi indiscusse. L’offerta si e’ moltiplicata, le spiagge sono rimaste le stesse, ma la stagione e’ rimasta quasi la stessa. Sono i nostri bisogni che non sono gli stessi. La necessita’ di una stagione intera, annuale, e’ ferocemente necessaria. Il mare non basta piu’ da solo a sostenerci.
Del resto, a gratificare questa nostra urgenza di estensione della stagione, fortunatamente emergono i nuovi turisti. E’ questa la grande differenza, che ancora fatica a farsi strada. Anzi, potrei aggiungere, io che ho passato tutta la mia vita da adulta all’estero, che la meta’ dei turisti in giro per il mondo non e’ per niente interessata al mare: la maggioranza di turisti stranieri, e ora una buona parte di quelli italiani, non e’ interessata a passare giornate oziose al mare, ad arrostirsi sulla spiaggia, come ai vecchi tempi.
Quest’anno, all’apice (speriamo, e poi basta..) di una grave crisi, chi ha pensato di fare il possibile per iniziare veramente il nuovo corso? Questo ottobre greve, in cui sembra che i turisti “spariscano” all’improvviso dall’Elba, bisogna fare onore agli operatori che hanno non solo il coraggio, ma anche la forza, forse agevolati da strutture a carattere familiare, di rimanere aperti, per tentare di fare la loro parte. Riusciremo a dimenticare le estenuanti maratone lavorative di agosto a favore di un un’attivita’ professionale nel turismo piu’ calma e diluita nei mesi?
Il nuovo turismo, la nuova impostazione della nostra nuova vita, e’ una “res publica”, una realta’ forte e potente. Il Parco si e’ indiscutibilmente inserito nella vita e consuetudini di tutti, dopo i primi anni di avversione locale furiosa. Il Santuario dei Cetacei ottiene riconoscimenti importanti. Da parte privata le iniziative si moltiplicano, soprattutto dal punto di vista naturalistico e sportivo. Da parte pubblica, esiste un piano strategico unificato elbano, che comprenda rivalutazione, ristrutturazioni, orari flessibili, valorizzazione incondizionata del patrimonio locale? Se ne parla tanto, a vari livelli. Quando si costruiscono nuove case, il settore pubblico interviene con tutta una serie di opere di urbanizzazione. Adesso che si sta costruendo la nuova Elba, il pubblico dovrebbe intervenire in modo capillare e prioritario, magari a detrimento di iniziative spettacolari ma concentrate solo nel mese di agosto.
In tutto questo, ho di proposito lasciato a parte lo sviluppo portuale. Non posso mai fare a meno di pensare ai finanziamenti e alle energie di cui dispone il porto, paragonati ad altri settori, aereoporto incluso. E’ vero che i turisti e gli elbani hanno priorita’ assoluta di movimento con il continente. Ma e’ anche vero che c’e’ una sproporzione notevole, e una scarsa attenzione per l’ambiente e l’accoglienza in tutto quello che circonda i traghetti.
Concludo con un accenno al volontariato elbano. Il volontariato, in un’isola cosi dinamica come e’ diventata l’Elba, costituisce l’ultimo tassello per questo cambiamento epocale, una risorsa imprescindibile, quanto lo sono le scuole e il tirocinio studentesco da promuovere. Sono gia’ molte le associazioni di volontariato elbane. Sempre nuove iniziative, modeste o clamorose, porrebbero l’isola all’avanguardia, allo stesso livello di iniziative internazionali simili o parallele. All’Elba non manca piu’ nulla, in questo mondo globalizzato. Ci siamo quasi, basta uno sforzo cosciente e coerente, per rinascere.
Cecilia Pacini
Socia della Sezione di Italia Nostra dell’Elba e del Giglio
e del FAI
Vedi anche l’articolo su Tenews: L’Elba ha numeri da capogiro: modernizzarla è la vera svolta.