di Gianfranco Vanagolli (vicepresidente di Italia Nostra dell’Elba e del Giglio)
I parchi letterari sono una realtà da molti anni. Ce ne sono in Italia e in Europa. Tra i nostri, mi limito a ricordare quelli dedicati a Eugenio Montale e a Giosue Carducci, rispettivamente a Monterosso nelle Cinque Terre e a Castagneto. All’estero, vengono fatti dei veri e propri pellegrinaggi nella Normandia proustiana come nella Stoccolma di Stieg Larsson o nella Dublino di Joyce. Dovunque l’esigenza è una: vivere un luogo geografico come un luogo letterario, dove cogliere, con l’aiuto dei paesaggi, della gente, dei colori, dei profumi, gli echi della biografia e del motore lirico di un autore. Essa trova spazio in innumerevoli pubblicazioni. Due le considero esemplari: Il gelsomino d’Arabia, di Sabino Caronia (2000), e Luoghi del Novecento, una raccolta di saggi curata da Alessandro Moscè (2005). Quest’ultima mette in fila Cesare Pavese, Paolo Volponi, Tonino Guerra, Alberto Bevilacqua e Umberto Piersanti e, insieme, le Langhe, l’Appennino urbinate, la Romagna felliniana, Parma e le Cesane. Ne viene un intreccio di segnali, di sogni, di oralità, di enigmi, di disvelamenti per cui la pagina del romanzo o il verso che conoscevamo acquista un sapore nuovo, una verità nuova, mentre ridipinge, a sua volta, le cose. Peraltro anche così, dalla letteratura italiana, si passa alla letteratura degli italiani, che tutti dovremmo conoscere meglio. Dalle Langhe alle Cesane, si percorre quasi l’intera penisola, ma talora ci si può concentrare in un unico punto e fare un viaggio altrettanto lungo e vario, almeno nella mappa delle esperienze, delle sensibilità e delle poetiche.
Uno di tali punti è sicuramente l’Elba, dove ci vengono incontro Luigi Berti, Michele Villani, Carlo Laurenzi, Raffaello Brignetti, Oreste Del Buono e Gaspare Barbiellini Amidei. Sei scrittori e poeti segnalati dalla critica nazionale e internazionale, spesso tradotti, raggiunti da premi prestigiosi (lo Strega, il Campiello ecc.). Nel loro nome l’Elba potrebbe aggiungersi ai parchi letterari nazionali già esistenti. Nei fatti, si tratterebbe di evidenziare un patrimonio disponibile – località, dimore, biblioteche, materiale documentario – e di inserirlo in un percorso da proporre, con tavole rotonde, convegni, relazioni, conferenze, lezioni, letture pubbliche, ristampe e presentazioni di libri, a quanti, nell’isola, non cercano solo mare e sole. Si tratta di un’idea che ha una storia: la avanzò Barbiellini, poco prima di lasciarci; personalmente le ho dedicato un libro, nel 2008. Da allora se ne è parlato in più occasioni. Né sono mancate le assunzioni, anche pubbliche, di impegni (quella di Mario Tozzi, in veste di presidente del Parco Naturalistico, alla presentazione dello stesso libro, curata dal Rotary locale, nel 2009). Più recentemente un mio passo verso il Comune di Rio nell’Elba ha trovato una risposta più credibile, cui si è opposto, però, un bilancio di difficile gestione. I prossimi passi saranno firmati da Italia Nostra, che nel parco letterario vede un soggetto capace, tra l’altro, di poter esercitare un’efficace difesa del territorio, se con esso si intende, come si deve intendere, un’inscindibile unità materiale e culturale.