di Francesco Mezzatesta
Il 25 di ottobre 2016 è arrivata al Senato la cosiddetta “riforma della legge sui parchi”. Un gravissimo peggioramento dell’attuale legge 394 che vide la luce anche in seguito alle storiche battaglie di Italia Nostra. La cosa sarebbe passata sotto silenzio se non vi fosse stato un appello di un gruppo di 30 personalità dell’ambiente e dei parchi coordinati dal sottoscritto e dal naturalista Giorgio Boscagli. L’appello ha avuto successo e tutte le associazioni ambientaliste e animaliste italiane, (WWf, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, CAI, Greenpeace, Fai, Mountain wilderness, Enpa,CTS, Lav, Mare Vivo, Pro Natura, Sigea, Ass. Insegnanti Geografia, Ass. Ambiente e Lavoro), unite come non era mai successo a difesa dei nostri parchi, hanno steso un ottimo documento non solo contestando ma anche proponendo vere migliorie al testo della cosiddetta” legge Caleo” ribattezzata da alcuni “legge sfasciaparchi”. Con questo progetto legislativo non vengono introdotte migliorie ma gravi peggioramenti abbassando l’ombrello di tutela nazionale . La stessa denominazione di Parco nazionale definisce proprio l’interesse generale dello Stato sui beni di interesse della Nazione. Con le modifiche della Legge Caleo si va invece incontro alle istanze degli Enti locali, a loro volta pressati da lobbies e catene- porta- voti, aumentando la pressione e il controllo sulla corretta gestione tecnico naturalistica indipendente dagli interessi della politica . Oggi la politica sembra remare contro le conquiste di tutela ambientale ottenute pochi anni fa e questo attraverso riposizionamenti a favore dei poteri locali eliminando di fatto la possibilità che vi siano organismi indipendenti come i Parchi nazionali che fino ad oggi hanno fatto barriera agli interessi delle lobbies. Per questo spesso i Parchi danno fastidio alla peggiore politica che ha perso di vista gli interessi generali e che spesso tiene solo in conto lo scambio voti-favori soprattutto in campo edilizio.
Ecco 10 punti da leggere (9 di denuncia e 1 di speranza) riguardanti la revisione della 394 all’esame del Senato:
1) per la nomina del presidente non verrebbe richiesto alcun titolo concernente la conservazione della natura che è la “mission” dei parchi, ma solo una “comprovata esperienza nelle istituzioni, nelle professioni, ovvero di indirizzo o di gestione in strutture pubbliche e private”
2) il direttore non verrebbe più scelto in base alle competenza naturalistiche ma secondo una “comprovata” e non meglio precisata “esperienza professionale di tipo “gestionale”. Inoltre non verrebbe più nominato dal Ministro tra un elenco di competenti ma sarebbe nominato dal locale Consiglio direttivo, di fatto dal politico -Presidente del Parco che sceglierebbe il Direttore tra persone di sua fiducia e dalle competenze imprecisate
3) gli agricoltori entrerebbero a far parte dei Consigli direttivi dei parchi. E allora perché non altri soggetti economici che non hanno titolo in tema di conservazione della natura come i cavatori di ghiaia , di marmo, i pescatori , ecc ?
4) un ‘associazione privata come Federparchi , incredibilmente diventerebbe la rappresentante ufficiale dei Parchi nazionali italiani, la qual cosa è vista dai giuristi come potenzialmente incostituzionale.
5) le attività economiche con impatto sull’ambiente dei parchi , come nel caso degli impianti di estrazioni petrolifere, pagherebbero royalities decretando in tal modo la fine dell’indipendenza degli stessi
6) all’interno dei consigli direttivi la componente scientifica diminuirebbe a favore dei portatori di interessi locali.
7) nulla si dice poi, circa un deciso potenziamento della sorveglianza all’interno delle aree protette
8) sul possibile Parco nazionale sul delta del Po il “mancato raggiungimento dell’intesa tra Regioni precluderebbe l’adozione di un decreto sostitutivo del Governo”
9) infine la caccia. Modificando la legge precedente nelle cosiddette “aree contigue” ai parchi la caccia sarebbe permessa non più solo ai residenti ma anche cacciatori provenienti da fuori.
10 ) Le proposte: nel documento ” Aree protette tesoro italiano” WWf, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, CAI, Greenpeace, Fai, Mountain wilderness, Enpa,CTS, Lav, Mare Vivo, Pro Natura, Sigea, Ass.Insegnanti Geografia, Ass. Ambiente e Lavoro e altre che si stanno aggiungendo, denunciano i potenziali danni del progetto di legge Caleo indicando al contempo la strada per migliorare.
Queste e altre informazioni andrebbero fatte circolare perché senza una libera informazione il rischio è che il silenzio cada su una pericolosissima vicenda che potrebbe far regredire le straordinarie conquiste di conservazione della natura ottenute negli anni ’90.
Francesco Mezzatesta
Naturalista e medico, nel 1970 iniziò a promuovere la crescita della
LIPU, di cui è considerato il “padre adottivo” occupandosene per oltre
vent’anni, creando tra l’altro il “Centro recupero rapaci di
Parma” il primo “ospedale per uccelli feriti” creato in Italia. Per il suo impegno di “ambientalista storico” ha ricevuto diversi riconoscimenti e premi tra cui l’Airone d’oro (1986) e l’European Award for the Enviroment (1987) dal parte del Principe Carlo d’Inghilterra . Numerosi i libri scritti, relativi alla conoscenza e alla conservazione della natura e degli uccelli selvatici: I manuali del fotografo: La natura (A.Mondadori) , Birdwatching (G. Mondadori) , Rapaci (Calderini -Edagricole) , Biowatching (Sole 24 ore) ,Guida agli uccelli d’Europa (G. Mondadori), Capire il cane per farsi capire (Emmebi) e Tra i suoi ultimi libri “La casa della aquile ferite” (Ed. Emmebì Bulgarini) e di prossima uscita nella collana dedicata al bio-watching “Uccelli del Mediterraneo”(Ed. Ricca).
L’articolo fa riferimento al documento diffuso in questi giorni dalle associazioni ambientaliste ” Aree protette tesoro italiano”. L’iniziativa, nata dallo stimolo del cosiddetto “Gruppo dei trenta” costituito da scienziati e personalità della cultura, contesta quanto ha legiferato la Commissione ambiente del Senato e propone al contrario un vero manifesto in difesa dei nostri parchi. Se approvate definitivamente, le modifiche all’esame del Senato porterebbero alla destrutturazione dei principi base della storica legge quadro 394/91 sulle aree protette .
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