A giudicare da alcune note stilate in risposta diretta o indiretta al nostro suggerimento di collocare nel Teatro dei Vigilanti altrettante memorie a Renato Cioni e a Giuseppe Pietri, nonché, aggiungiamo, scusandoci con i parenti e gli estimatori per non averlo già fatto, a Giuseppe Taddei, sembrerebbe quasi che, da parte di Italia Nostra Arcipelago Toscano, si fosse messo in dubbio il valore di Cioni. Naturalmente non è così. Questo Sodalizio ha fatto solo presente la non opportunità di mutare un nome che contrassegna da 200 anni un edificio dalle origini illustri, che nessuno ignora, peraltro vera e propria palestra per la formazione della coscienza risorgimentale cittadina. Tutt’intorno abbiamo esempi di denominazioni che nessuno si è mai sognato, né si sognerebbe di cancellare: a chi potrebbe venire in mente, a Pisa, di chiamare “La Sapienza” “Palazzo Pascoli o Carducci”? O il “Museo di S. Matteo”, “Museo Ragghianti”? Per non parlare di Firenze: qualcuno potrebbe pensare seriamente di passare da “Palazzo Vecchio” a “Palazzo La Pira”? E che direbbero, a Marciana Marina, se qualcuno decidesse di ribattezzare la “Torre della Novaglia” “Torre Brignetti”?

Noi, mentre prendiamo atto della posizione assunta dall’Amministrazione comunale, riteniamo che il nostro suggerimento riesca a conciliare le esigenze del rispetto dell’identità con quelle del giusto riconoscimento di meriti acquisiti. E cogliamo l’occasione, in attesa di farlo, argomentando più estesamente, in altra sede, per proporre ancora una volta la rifondazione dell’Accademia dei Vigilanti, erede di quella napoleonica dei Fortunati. Quando si risolvesse in questo senso, Portoferraio tornerebbe ad affiancarsi a tutte quelle piccole città toscane nelle quali le accademie conducono da secoli ininterrottamente una discreta, ma preziosa battaglia a favore della cultura.

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