Leggiamo sempre con molta attenzione gli articoli che Giovanni Fratini scrive e che vengono pubblicati solitamente su Elbareport, perché ha sempre dimostrato di avere il polso della situazione politica e amministrativa di Portoferraio nonostante ormai da anni non ricopra più cariche istituzionali. E’ sempre molto attento e si dedica a dare consigli e ad esprimere la propria opinione che, evidentemente, viene tenuta in gran conto.
Meraviglia quindi che nell’ultimo suo scritto avente ad oggetto le proposte (almeno par di capire che tali siano) di modifiche portuali avanzate dall’Autorità di Sistema e lestamente sposate dall’Amministrazione comunale senza la minima interlocuzione con chicchessia, avvenuta ben dopo la delibera di giunta, sia incappato in una serie di dimenticanze e inesattezze piuttosto nutrita. Non è da lui.
Fratini, nel rispondere alle critiche fatte da Legambiente e Italia Nostra, si lascia irretire da un’unica criticità: quella dell’approdo eventuale di grandi navi, tralasciando le altre puntuali osservazioni mosse da un’altra assciazione, che si dimentica di citare, “Responsabilità in comune”, che a più riprese ha espresso la propria contrarietà basandola, oltre che su quello, su molti altri fondamenti. Ma andiamo con ordine.
Nell’introdurre alla storia di queste proposte Fratini ricorda la delibera del 2005, ma omette del tutto di menzionare la bocciatura del progetto avvenuta nel 2007 da parte dell’associazione eversiva anarco-insurrezionalista nota come Provveditorato ai Lavori Pubblici e le sue motivazioni. Non serve a scusare questa dimenticanza il fatto che anche l’Autorità di Sistema sul proprio sito istituzionale ometta del tutto questa circostanza. E se si va a leggere la bocciatura si fa presto a rendersi conto che non è basata su un ambientalismo d’accatto, come sembrano ritenere Amministrazione comunale e con essa Fratini, ma poggia su solide basi amministrative, che certo non hanno cessato di valere.
Una modifica così impattante che prevede anche cambi di destinazione di parti rilevanti del porto commerciale deve, per essere accettabile, passare per la stesura del nuovo piano regolatore portuale (d’ora in avanti PRP) che, al momento, è ancora quello risalente al 1959. Il problema è che il PRP è uno strumento urbanistico e come tale compete non all’Autorità di Sistema, che certo va coinvolta nel processo, ma all’Amministrazione comunale che però, ahi ahi, non può procedere a botte di delibere di giunta senza sentire nessuno, ma deve coinvolgere il Consiglio comunale, la cittadinanza e molti altri enti, fra cui la Capitaneria che, notiamo per inciso, al momento brilla per il suo silenzio.
Insomma si tratta di un processo lungo e complesso, molto partecipato, alla conclusione del quale si potrà poi procedere ad eventuali altre modifiche, sempre che il PRP le preveda. Strano che un amministratore esperto e di lungo corso come Fratini ignori tutto questo e anzi posponga, nella sua disamina, il PRP al cosiddetto adeguamento funzionale. “L’ampia consultazione popolare”, parole di Fratini, deve avvenire PRIMA e non DOPO, perché PRIMA si fa il PRP e DOPO, forse, l’adeguamento funzionale.
Va ricordato inoltre, al disattento Fratini, che “l’eliminazione delle brutture” che elenca, doveva essere già avvenuto e che tale eliminazione, togliere l’ex distributore in Piazzetta Citi e l’ex biglietteria Toremar che campeggia alla radice dell’alto fondale, non necessitano certo di un piano urbanistico. Si coglie l’occasione per ricordare che a proposito dell’ex distributore, le cisterne con le morchie che stanno corrodendole e presumibilmente penetrando nel terreno provocando un inquinamento da idrocarburi pericolosissimo, dovevano essere state tolte, per legge, già entro il 5 settembre 2016 (sì, 2016!) e che il fatto che ancora non si sia provveduto dà la cifra esatta dell’interesse alla cura dell’ambiente e alla salute dei cittadini che mettono in mostra Autorità di Sistema e Amministrazione comunale.
Altra dimenticanza: l’erigendo piazzale di 1500 mq davanti al bastione del Cornacchino e alla già oscena Gattaia che pare non disturbare il nostro ex sindaco che non lo considera impattante dovrebbe servire, nelle intenzioni esplicite dell’Autorità di Sistema e dell’Amministrazione, non solo e non tanto per allungare l’alto fondale, quanto piuttosto per creare nuovi piazzali per fare da sfogo al crescente traffico veicolare sul porto dovuto all’utilizzo di traghetti sempre più capienti. Anche il fatto che ci sarebbero centinaia di macchine in più a emettere fumi di scarico all’imbocco della Darsena medicea non è impattante? Che caratteristiche deve avere un’opera sul porto per essere riconosciuta come impattante? Si deve cementare mezza rada? Quante migliaia di macchine in moto devono circolare sugli immensi piazzali e aggiungere le proprie emissioni a quelle già eccessive dei traghetti per giungere a toccare lo scarso senso ambientale e paesaggistico dei nostri attuali ed ex amministratori? Ce lo dicano, così ci regoliamo. E non parliamo dello stravolgimento di quello che è a tutti gli effetti pieno centro storico di Portoferraio visto che, almeno questo ce lo riconosceranno, Cosmopoli cominciava al Ponticello (dove ci sono distributore e biglietteria in alluminio anodizzato).
Infine, tralasciando il libro dei sogni dal quale probabilmente è tratto il suggerimento di proporre al Ministero dei Trasporti il Palazzo Coppedé come nuova Capitaneria, con l’ormeggio per le vedette davanti, ma anche – a vedere il progetto – dei pescherecci (e quante barche ci stanno lì davanti?), si nota ancora una volta l’accento posto sull’economia e sullo sviluppo che tali dissennate opere favorirebbero. Tradotto: dobbiamo farlo per i commercianti. Ci piacerebbe capire da quando le amministrazioni, comunali e non, vengono elette o nominate solo dai commercianti, che per Portoferraio significa da un centinaio di persone su 12000 abitanti. Eravamo rimasti a quando c’era il suffragio universale, cioè a quando votavano tutti i cittadini che avessero compiuto la maggiore età e i cui desideri, bisogni e necessità dovevano essere al centro dei pensieri dei propri rappresentanti. Pare che non sia più così, che si debba procedere sopra la testa e ignorando le volontà di migliaia di persone a beneficio di un ristrettissimo gruppo di notabili, alcuni dei quali – lo sappiamo per certo – non sono affatto concordi col progetto. E questo, forse, anzi sicuramente, è l’aspetto più deprecabile di questa vicenda.
Benedetto Lupi – Silvio Pucci
Responsabilità in comune