“Vogliamo vedere quella nave andare via, non la possiamo più vedere così”, tuona Marina Aldi, la guida ufficiale del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano.
… La Concordia è legata a San Mamiliano, vescovo di Palermo nel V secolo. Questo è ciò che credono fermamente i gigliesi… “Secondo noi, è stato lui a evitare tremila morti, poteva andare molto peggio”. A confidarlo è Marina Aldi, la guida ufficiale del Parco nazionale dell’arcipelago toscano, gigliese Doc. Questo perché, spiega, “la Concordia si è adagiata sull’unico scalino di 18 metri esistente in zona su un fondale dalla profondità di cento metri”…
Invitiamo alla lettura di queste pagine della rivista del LUMSA News in merito alla vicenda della Costa Concordia in cui viene dato ampio risalto al’’intervento della nostra delegata all’isola del Giglio, Marina Aldi.
[message_box title=”Concordia, riemerge il dramma. I gigliesi: portate via quella nave” color=”white”]
di Sara Stefanini
Nessuno potrà mai dimenticare quella notte che ha svegliato, come un incubo, i gigliesi pronti ad aprire subito le loro case per ospitare i naufraghi. Era un venerdì freddo, quello del 13 gennaio dello scorso anno, quando il comandante Schettino decise di variare la rotta per “passare accanto al Giglio”, come ha precisato Simone Canessa, l’ufficiale cartografo, durante l’udienza dell’8 ottobre a Grosseto. A 16 nodi, la nave si avvicinò a 0,5 miglia dalla costa. Morirono 32 persone, centinaia furono i feriti e ancora incalcolabili i danni causati dalla manovra che fece finire la nave contro gli scogli dell’Isola del Giglio. E così, quel bestione lungo 290 metri, costruito nel 2006 con un budget di 450 milioni di euro, ha finito di trasportare quei 3750 passeggeri a viaggio.
Ora, del lusso sfrenato, delle piscine olimpioniche e delle cabine con vista mare non rimane più nulla. Adesso si pensa a dove portare il relitto. È già cominciato, infatti, il braccio di ferro tra il porto di Piombino e quello di Civitavecchia, dove il primo rivendica la toscanità e il secondo il luogo di partenza della Concordia. “Nel momento in cui la nave sarà pronta a essere portata via dall’isola del Giglio se Piombino indicato dal precedente governo non sarà smentito dall’attuale sarà pronto a accogliere il relitto, quello sarà il porto prescelto, altrimenti si troverà un’altra soluzione”. “Costa Crociere – ha ricordato poi Gabrielli – dovrà comunque presentare un piano dettagliato per lo smaltimento della nave”. Sembra essere svanita, almeno apparentemente, l’ipotesi Turchia.
A un anno e mezzo dalla disgrazia della Concordia, le indagini, che vedono il comandante Schettino l’unico imputato, continuano. Ma la Costa, rimane ancora fuori dal processo. Schettino aveva le mani nei capelli e diceva: “Ho fatto un guaio” Lo racconta il primo ufficiale di coperta, Giovanni Iaccarino, al pm nell’udienza, a Grosseto. L’uomo ha spiegato passo dopo passo cosa successe in plancia dopo l’urto con gli scogli del Giglio. “Guardai la carta nautica e vidi che eravamo su un fondale. Poi, ho guardato il pannello di controllo ed era pieno di lucine rosse”. Il comandante Ennio Aquilino, coordinatore dei sommozzatori dei vvf, ha descritto la fase operativa della ricerca dei corpi: “prima sono state ispezionate alcune zone pericolanti con dei robot subacquei che consentono delle riprese in alta definizione”. Ma cosa hanno trovato le interforze sott’acqua? “Nella parte interna alla nave, quella riemersa, è evidente lo stato di disgregazione dopo venti mesi in acqua. Quindi abbiamo trovato presenza di monossido di carbonio e di anidride solforosa, cioè prodotti proprio della decomposizione del materiale”. Grazie ai numerosi sommozzatori delle interforze è stata possibile una rotazione costante dei turni.
La memoria degli isolani sarà segnata per sempre ma presto potranno tirare un respiro di sollievo e sperare di non vedere più quella nave da crociera come una bara incagliata nei loro mari.
[/message_box]
[message_box title=”VIAGGIO AL GIGLIO Camera con “vista Concordia”. Così riprende il turismo ” color=”white”]
di Annalisa Cangemi
Un anno e mezzo dopo la Concordia è ancora lì. Adesso è stata raddrizzata, ma quando il traghetto arriva al porto i turisti si sporgono ancora dalle ringhiere di protezione del ponte, per vedere il “bestione” e poter dire “io c’ero”. «Li ho visti con i miei occhi – racconta Marina Aldi, unica guida del parco dell’Arcipelago toscano presente sull’isola – appena la nave attracca scendono in fretta e corrono sul molo, per posizionarsi sul punto d’osservazione più vicino, e poi sorridenti scattano una foto. Non si rendono conto che quella carcassa è una tomba».
La tipologia dei visitatori del Giglio è cambiata radicalmente dal 13 gennaio 2012. Ora ci sono i turisti “mordi e fuggi”: gruppi di tedeschi, austriaci, giapponesi, americani, organizzano vere e proprie gite sull’isola, solo per immortalare il luogo della tragedia. Poi mangiano un panino sulla banchina e ripartono. «Non mi era mai capitato di avere comitive di stranieri – spiega Marina Aldi – quel che è peggio è che tutti vogliono solo che io racconti degli aneddoti di quella notte» «Il turismo si è profondamente modificato – racconta un albergatore – ma non per tutti è stato un fatto positivo. La maggior parte dei curiosi, fin dai primi mesi dopo l’incidente, si è concentrata a Giglio Porto. Qui, quando la nave è stata rimessa in asse, era impossibile trovare una stanza libera. Ma questa è solo una delle località dell’isola. Gli altri due borghi, Giglio Castello e Giglio Campese, stanno morendo».
«Nell’estate del 2012 il turismo ha subito un calo – spiega una affittacamere di Giglio Campese – ma si è trattato di una questione psicologica: i turisti abituali non percepivano più l’isola come un posto di villeggiatura. Quest’estate c’è stata una timida ripresa, anche perché adesso stiamo assistendo ad una nuova fase. I riflettori puntati sulla Concordia hanno fatto conoscere agli stranieri le bellezze di un’isola che fino a un anno e mezzo fa era esclusa dai flussi del turismo internazionale. Ovviamente nessuno potrebbe parlare di lati positivi dopo una disgrazia del genere. Ma qualcuno quest’anno si è anche arricchito». Una camera “vista Concordia” a Giglio Porto è arrivata a costare anche 500 euro. E nel periodo pasquale, nel negozio di souvenir del porto, erano state esposte cartoline con l’immagine della Costa Concordia inclinata. Le forze dell’ordine le hanno però sequestrate nel giro di 24 ore. «La vita dei gigliesi è stata sconvolta da questo disastro – racconta Don Lorenzo Pasquinotti, il parroco di Giglio Porto – Sull’isola nei mesi invernali vivono al massimo 500 persone. I cittadini hanno accolto una folla di gente che arrivava dal Continente: tecnici della Micoperi, giornalisti, Vigili del fuoco, militari. Ma soprattutto i parenti delle vittime e degli scomparsi che di tanto in tanto tornavano qui. Gli abitanti dell’isola sono quasi tutti marittimi, e se escludiamo i tre mesi della stagione balneare, non sono abituati durante l’anno a relazionarsi col mondo esterno. Quella notte, quando improvvisamente 4200 persone si sono riversate sul porto, i gigliesi hanno dato prova di grande umanità. Era pieno inverno, subito dopo le feste natalizie, e tutti i turisti erano già ripartiti. Non c’erano coperte e cibo a sufficienza per i naufraghi, e allora li abbiamo sfamati con i panettoni e i dolci residui, e ognuno ha fatto la sua parte. La maggiorparte della gente è stata stipata in chiesa e nella sagrestia. Questa fase dell’emergenza comunque è durata poco. Ora tutti vogliono solo che questo mostro scompaia dalla nostra vita». Ma forse, anche quando la Concordia verrà spostata altrove per essere smantellata, nulla qui al Giglio sarà più come prima.
[/message_box]
[message_box title=”Sull’isola uno sguardo dal cielo: la tragedia e i “miracoli” di S. Mamiliano .” color=”white”]
di Sara Stefanini
La Concordia è legata a San Mamiliano, vescovo di Palermo nel V secolo. Questo è ciò che credono fermamente i gigliesi. Gli abitanti, infatti, hanno passato un anno e mezzo difficile, ma il santo protettore dell’isola del Giglio a cui tengono particolarmente, non li ha dimenticati. “Secondo noi, è stato lui a evitare tremila morti, poteva andare molto peggio”. A confidarlo è Marina Aldi, la guida ufficiale del Parco nazionale dell’arcipelago toscano, gigliese Doc. Questo perché, spiega, “la Concordia si è adagiata sull’unico scalino di 18 metri esistente in zona su un fondale dalla profondità di cento metri”.“Per noi, – continua – si tratta di miracolo, anche perché non è il primo che fa. In assoluto, ricordiamo San Mamiliano perché ha cacciato i turchi dall’isola, nel lontano 18 novembre 1799”. Il vescovo palermitano è apparso, secondo le credenze, anche cinque anni prima della tragedia della Concordia, proprio nello stesso punto dove si è incagliata. Esattamente dove un elicottero del 118 è ammarato, non causando alcuna vittima.
“Proprio lì – racconta Marina Aldi – si trova il luogo in cui San Mamiliano è stato seppellito nel V sec. D.C., in una località che si chiama ‘il Santo’”. Ma le reliquie di San Mamiliano, il quale scampò alle persecuzioni dei Vandali rifugiandosi in un convento di Montecristo, sono state a lungo contese fra elbani, genovesi e gigliesi. Marina Aldi si fa portavoce del pensiero unanime dei gigliesi e ci spiega che la Concordia, “si è diretta da sola verso il Santo”. Il tutto è avvenuto “senza manovre aggiuntive del capitano Schettino, anche perché il motore era andato già in avaria. La nave si è quindi girata e fermata sull’unico scalino di 18 metri”. L’ultimo miracolo, prosegue la gigliese, “ce l’ha fatto il 16 settembre, un giorno dopo la festa di San Mamiliano, quando, il raddrizzamento della nave non ha avuto complicazioni”. Con un briciolo di commozione e serenità, Marina ci confida che “noi ci teniamo particolarmente a questo Santo perché, anche se non si conosce al livello nazionale, sembra proprio che abbia voglia di farsi voler bene”. [/message_box]