Un secolo di storia riese raccontato attraverso il suo luogo-simbolo, quella Piazza del Popolo, che ha cambiato tante volte nome ma che tradizionalmente, almeno dai più anziani, è ancora conosciuta come For di Porta, poiché si apriva all’esterno della porta del paese.
Questo è stato offerto alla gente di Rio Elba lo scorso 2 gennaio, all’apertura del nuovo anno, quasi a voler porgere al futuro che ci aspetta la memoria incancellabile del passato. A farlo, nell’accogliente cornice del Teatrino Garibaldi, sono stati Lucia, Renzo Paoli e Gianluigi Castelli, riese d’adozione, che ha aperto la rassegna, presentandola.
La proiezione di circa duecento immagini tra foto di famiglia e cartoline d’epoca ha interessato e coinvolto più di un centinaio di persone, che hanno voluto essere presenti e partecipi malgrado la giornata fredda e piovosa. Lucia ha ricostruito l’antica storia di Rio, mentre Renzo faceva scorrere le immagini sullo schermo, e poi si è soffermata a commentare i momenti topici della vita della comunità, che avevano appunto nella Piazza lo sfondo naturale del loro dispiegarsi: dalla processione del Padreterno agli imponenti funerali di Don Gino; dall’inaugurazione della lapide di Pietro Gori alle adunate per l’ascolto della parole del duce alla radio. Ma la Piazza era anche il luogo dove sfilava il corteo festante degli sposi che si recavano in chiesa per il matrimonio o dove si scattavano le foto destinate a restare: ragazze eleganti e gioiose intorno alla sposa, bimbi scatenati che si disputano i confetti, bambine in posa col fiocco tra i capelli e col nasino arricciato per il sole sul viso, vecchi sulle panchine o sul bordo della pila, a godersi l’avara luce invernale. Un microcosmo di persone d’ogni età e di ogni condizione che cercano di consegnarsi all’obbiettivo nel loro aspetto migliore perché sanno che quelle immagini sono destinate a vincere il tempo.
Tantissimi poi gli scatti più recenti, degli anni ’60 e ’70, ad esempio, che ci consegnano un tessuto sociale vivo, con le sfilate di Carnevale, le corse dei barroccini, le sagre, i comizi dei politici, Pierino che dirige la banda sfidando il vento gelido. Insomma, proprio attraverso la fissità dello spazio rappresentato è emerso meglio il dinamismo del progredire storico, di generazione in generazione: dalla partenza del pullman di Domenico Lorenzi (senior) a inizio secolo, al ritratto sorridente, di pochi decenni fa, di due sindaci indimenticabili del Paese: Vezio Colli e Franco Franchini.
Il largo consenso che l’iniziativa, sostenuta dal Circolo dei pensionati di Rio Elba, dall’Associazione VivereArte e dalla Comunità rurale del Chiusello, ha ricevuto, fa sperare che esperienze simili vengano ripetute ancora perché, si sa, il futuro ha un cuore antico e senza memoria non c’è divenire accettabile.